domenica 4 marzo 2012

Video lezioni di canto

Abbiamo trovato un buon sito dedicato al canto, il sito in questione è quello di cantare facile che mette a disposizione su youtube dei video pubblici che voglio consigliarvi.



























sabato 3 marzo 2012

Elementi di Storia della musica

Cenni sulla musica Afroamericana (introduzione)

L’Afroamericana nasce come musica degli africani deportati come schiavi nel continente americano e dei loro discendenti. Le prime manifestazioni della musica afroamericana, infatti, (i canti di lavoro (work songs), i richiami, gli hollers (grida di campo e di strada), i canti in rima, gli spirituals), oltre a rappresentare un sollievo psicologico alla situazione degradante della schiavitù e una forma di preghiera, offrivano agli schiavi anche un mezzo per scandire i gesti del lavoro e un modo per comunicare tra loro senza farsi intendere dai padroni bianchi. I canti di lavoro avevano perlopiù la tipica forma africana a chiamata e risposta: una voce solista intonava la melodia e gli altri si univano in coro nel ritornello. Lo spiritual, genere popolare religioso della tradizione musicale americana che si sviluppò parallelamente al movimento evangelico dell'inizio dell'Ottocento (i primi riferimenti a spirituals cantati dagli schiavi neri risalgono al periodo compreso tra il 1825 e il 1850), come il gospel, il blues, il jazz e il soul, si rifà appunto alla pratica della chiamata e risposta tipica della musica africana e cioè, quindi, all'alternarsi di solo e coro. Alla fine dell'Ottocento gli spirituals, sia bianchi sia neri, furono in gran parte soppiantati dai gospels.

L’articolazione e la dizione

Il termine articolazione si riferisce alla produzione di suoni per formare le parole di un linguaggio. Tra le strutture necessarie all'articolazione dei suoni vi sono le labbra, la lingua, i denti e il palato. La parola è articolata interrompendo o dando una forma alla corrente d'aria, vocalizzata o non vocalizzata, con il movimento della lingua. I denti sono usati per produrre alcuni suoni specifici.

Nel canto, per articolazione si intende la giusta apertura delle vocali quando esse si pronunciano. E' importantissimo specificare per bene il suono di ogni vocale. Più la nota è acuta e più bisogna dare spazio alla voce, occorre quindi aprire maggiormente le vocali e assumere un'espressione del viso sorridente. L'articolazione del viso è molto importante anche nel parlato.

Cenni sulla dizione (prima parte)

Un’attenzione particolare deve essere prestata, nel canto, alla cura della dizione. L’incisività, la chiarezza e l’articolazione eviteranno di ostacolare la comprensione delle parole e nello stesso tempo faciliteranno l’emissione e l’intonazione. Quindi è inutile dire che per cantare bene bisogna avere una buona dizione!

Nella lingua italiana le vocali vanno distinte fra:

• Vocali alfabetiche (che sono cinque):
a – e – i – o – u ;
• Vocali fonetiche (che sono sette):
a – è (aperta) – é (chiusa) – i – ò (aperta) - ó (chiusa) – u.

Altra distinzione necessaria per pronunciare correttamente le parole italiane è quella tra accento tonico e accento fonico: l’accento tonico è la forza che viene data ad una sillaba in particolare tra quelle che compongono la parola (Es.: tàvolo, perché, tastièra); l’accento fonico indica la distinzioni tra suoni aperti e chiusi per le vocali e ed o.

Per indicare quali vocali vanno pronunciate aperte e quali chiuse, inoltre, si usano due tipi di accento fonico:

Accento grave
ò è per indicare le vocali da pronunciare aperte (Es.: pòdio, sèdia);

Accento acuto
ó é per indicare le vocali da pronunciare chiuse (Es.: bórsa, perché).

La “è” aperta
Ecco alcuni casi in cui la lettera “e” ha un suono aperto:
1.Nel dittongo "-ie-" - Esempi: bandièra, ièri, cavalière, lièto, diètro…;
2.Quand'è seguita da vocale - Esempi: colèi, costèi, fèudo, idèa, lèi…;
3.Quand'è seguita da una consonante dopo la quale vengono due vocali -Esempi: assèdio, gènio, egrègio, prèmio…;
4.Nelle terminazioni in "-ello", "-ella" - Esempi: pagèlla, mastèllo, èllo, sorèlla, fratèllo, fardèllo, spinèllo, porcèllo, padèlla, caramèlla, lavèllo, manovèlla… spesso usate anche come suffissi di diminutivi e/o vezzeggiativi come asinèllo, torèllo, praticèllo, bricconcèlla, cattivèlla, orticèllo…

La “é” chiusa
Ecco alcuni casi in cui la lettera “e” ha un suono chiuso:
1. Nei monosillabi atoni - Esempi: é (congiunzione), mé, né, té, sé, ré (monarca), vé, pér…;
2. Nei vocaboli tronchi in "-ché" - Esempi: perché, giacché, anziché, poiché, fuorché, sicché, macché…;
3. Nei pronomi personali - Esempi: égli, élla, ésso, éssa, éssi, ésse…;
4. Nelle preposizioni articolate - Esempi: dél, délla, déllo, dégli, délle, déi, nél, néllo, nélla, négli, nélle, néi, péi…

La “ò” aperta
Ecco alcuni casi in cui la lettera “o” ha un suono aperto:
1. Nel dittongo "-uo" - Esempi: tuòno, scuòla, uòmo, suòi, tuòi, buòi, vuòi, suòcera, nuòra, suòra, cuòre…;
2. Nei vocaboli tronchi terminanti in "-o" comprese le forme verbali del futuro e del passato remoto - Esempi: però, falò, andrò, arrivò, cercò, sognò, pedalò, ritirò, acquistò…;
3. Nelle terminazioni in "-orio", "-oria" – Esempi: stòria, glòria, dormitòrio, conservatorio…;
4. Nelle terminazioni in "-odo", "-oda", "-ode" – Esempi: bròdo, chiòdo, sòda, mòda, pagòda, chiòdo, lòdo, òdo, fròdo, fròde…

La “ó” chiusa
Ecco alcuni casi in cui la lettera “o” ha un suono chiuso:
1. Nei monosillabi che terminano con consonante – Esempi: cón, nón, cól…;
2. Nelle terminazioni in "-oce" – Esempi: cróce, feróce, atróce, fóce, nóce…;
3. Nelle terminazioni in "-ogno", "-ogna" – Esempi: bisógno, carógna, sógno, cicógna, zampógna, rampógna…;
4. Nelle terminazioni in "-one" – Esempi: missióne, ottóne, nasóne, calzóne, coccolóne, briccóne, mascalzóne, pantalóne, giaccóne, veglióne, torrióne, bastióne…

I registri vocali (seconda parte)


Voci femminili

Il Soprano nel canto è il registro più acuto delle voci femminili. L'estensione normale del soprano è di circa due ottave, generalmente a partire dal do centrale, anche se molti soprani superano questi limiti. I soprani si suddividono in drammatici, lirici e di coloratura, una voce, quest'ultima, estremamente flessibile e capace di eseguire passaggi di grande virtuosismo. Il termina indica anche la cantante in possexxo di tale registro vocale; tra le voci di soprano più note del XX secolo in Italia e all’estero si ricordano Maria Callas, Renata Tebaldi, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Montserrat Caballé e Jessye Norman.

Il Mezzosoprano è la voce femminile il cui registro cade tra quello del soprano e quello del contralto. La sua estensione, di circa due ottave, va generalmente dal la bemolle sotto il rigo al si sopra il rigo. I mezzosoprani si suddividono in leggeri e drammatici.

Il Contralto è la più profonda delle tre principali gamme vocali femminili. La sua estensione è di circa due ottave a partire dal mi o dal fa sotto il do centrale, ed è caratterizzato da un timbro ricco e corposo nel registro più basso. Tra le voci di contralto più note ricordiamo quella di Marian Anderson. L'artista americana, celebre negli anni Cinquanta, riscosse per la sua eccezionale voce il plauso di Toscanini.

Voci maschili

Il Tenore nel canto è il registro più alto della voce maschile, con un'estensione approssimativa di due ottave a partire normalmente dal do sotto il rigo. Abitualmente si distinguono due classi di tenori: il tenore drammatico, che nel registro inferiore ricorda il tono del baritono, e il più leggero e agile tenore lirico. Il termine indica anche il cantante in possexxo di tale registro vocale; tra i tenori più noti del XX secolo in Italia e all’estero si ricordano Tito Schipa, Enrico Caruso, Luciano Pavarotti, Placido Domingo e José Carreras.

Il Baritono è la voce maschile intermedia tra il basso e il tenore, dotata normalmente di un'estensione di circa due ottave a partire dal secondo la sotto il do centrale.
I baritoni si suddividono in comici, lirici e drammatici.

Il Basso è la voce maschile più profonda, la cui estensione è normalmente di circa due ottave a partire dal mi che si trova un'ottava e una sesta sotto il do centrale, ma può toccare anche note poste molto più in basso e più in alto. I bassi abitualmente si suddividono in basso profondo, un tipo di voce molto grave e potente; basso cantante, una voce con la gamma superiore ben sviluppata; e basso buffo, una voce agile e adatta ai ruoli comici.

Questa classificazione vocale, abbastanza rigida, in genere è utilizzata nella musica lirica. Nel canto moderno questa diversificazione è molto più elastica. Spesso, infatti, capita che dei cantanti abbiano delle caratteristiche vocali appartenenti a più registri vocali.

Una piccola curiosità: l’estensione vocale più ampia

Maria Pia Kupeczik (Ungheria) ha un'estensione vocale che spazia dal grande Si bemolle al Re4, cioè dal registro di basso maschile a quello di soprano, con un intervallo di oltre quattro ottave.
dal "Guinnes dei primati 2002"

Procediamo con un po’ di pratica…

Esercizio n°2

N.B.: Prenotatevi per ricevere il file mp3 in "Prenotazione esercizio vocale n°2"!!!

L’esercizio è una serie di vocalizzi molto simile all’esercizio n°1, ma è suonato in una tonalità leggermente più alta e in un tempo più veloce. Ciò serve a sviluppare una cerca duttilità vocale (vi ricordo che questi sono esercizi standard indispensabili per allenare al meglio la voce, soprattutto quelle più “diseducate”!).

Step 1

Come per l’esercitazione n°1 (attenzione alla respirazione e alla postura – vedi lezioni 1 – 2), eseguite l’esercizio diverse volte, cercando di intonare le note e pronunciando (esagerate nell’articolazione della bocca!) la seguente successione di sillabe : GEF – GHEN – MIC – SONG – AIR – LES – GO – UIN – GEF.
Step 2

Fate assumere alla vostra bocca una posizione tondeggiante come per la pronuncia della “o” o di una “a chiusa” (una specie di a/o, insomma!!). Anche in questo caso e non per essere ripetitivo, è importante assumere una postura corretta ed effettuare la respirazione diaframmatica. Eseguite tutto l’esercizio intonando le cinque vocali (nella sequenza A-E-I-O-U) una alla volta e cercando di mantenere la posizione iniziale della bocca. Vi consiglio di mettervi davanti ad uno specchio per controllare tutto il procedimento. Ripetete l’esercizio diverse volte cercando di non forzare mai la voce.

I registri vocali (prima parte)


Nell’ambito dell’estensione della voce umana si distinguono diversi registri vocali:

•per le voci femminili quelli di SOPRANO, MEZZOSOPRANO, CONTRALTO;
•per le voci maschili quelli di TENORE, BARITONO e BASSO.

I suddetti registri a loro volta si suddividono in tre settori:
(comunemente detti a loro volta registri) grave o di petto – medio – acuto o di testa.

Il registro varia sia a seconda dell’età della persona (infanzia, adolescenza, maturità) che del sexxo, perché diversa è la conformazione delle strutture dell’apparato fonatorio (laringee e sopraglottiche) che rendono in genere la voce femminile più chiara ed alta (acuta) di quelle maschile che risulta essere più bassa (grave) e scura. La voce adulta è, quindi, un carattere sessuale secondario. Una delle prime cose che si nota infatti nell’età della pubertà, soprattutto nei ragazzi, è il cambiamento della voce (muta vocale). La voce nei maschi, in effetti, diventa più profonda e grave, mentre nelle femmine la differenza si nota poco. Inoltre, il completamento dello sviluppo vocale avviene in genere intorno ai 15-16 anni per le ragazze e ai 17-18 per i ragazzi. Fino a quell’età non è consigliabile iniziare a studiare canto, perché un’impostazione della voce non corretta potrebbe causare danni permanenti alle corde vocali. Nelle voci infantili (le cosiddette voci bianche) invece lieve è la diversificazione delle voci, che è dovuta ad un’immaturità anatomico-strutturale dell’apparato fonatorio.

Le figure musicali


La durata dei suoni viene rappresentata dando forma diversa alle note. Queste forme prendono il nome di "figure musicali". Queste ultime sono costituite da una testa, che può essere piena o vuota, ed eventualmente da una gamba, la quale può presentare uno o più tagli. I nomi delle figure musicali sono: semibreve, minima, semiminima, croma, semicroma, biscroma, semibiscroma. La durata di ciascuna figura vale metà della precedente ed il doppio della successiva. Ad esempio, la semiminima vale la metà di una minima ed il doppio di una croma. Il valore della semibreve, che nella nostra notazione moderna è definita anche come “intero”, in quanto rappresenta la figura musicale di valore più grande, è espresso con la frazione 4/4. Da questa figura si originano tutte le altre figure musicali. Di conseguenza la “minima” rappresenta i 2/4 dell'intero (1/2, la metà), la “semiminima” 1/4, la “croma” 1/8, la “semicroma” 1/16, la “biscroma” 1/32 e la “semibiscroma” 1/64. La durata dei suoni espressa dalle figure musicali è comunque facilmente intuibile anche graficamente. Infatti, al segno ovale della semibreve, per ottenere una minima occorre aggiungere una gamba; la semiminima ha in più la testa piena; la croma ha un taglio nella gamba; la semicroma due tagli, e così via. Per comodità di scrittura e di lettura, quando è possibile si tende a sostituire i tagli delle figure musicali di valore più piccolo con delle linee orizzontali che le uniscano a gruppi di due o più note.

Voce di petto, voce di testa e falsetto


Ogni voce, anche quella non allenata, si sviluppa almeno su due registri: quello di petto o basso e quello di testa o alto. La voce di petto è un'emissione dal timbro grave e scuro, ottenuta utilizzando le sole vibrazioni della scatola cranica. La voce di testa è un'emissione, invece, dal timbro sottile, ottenuta utilizzando le sole vibrazioni della scatola cranica. Una delle proprietà del suono è quella di propagarsi attraverso le ossa del corpo umano. Si capisce, dunque, perché la testa e il petto, siano zone di risonanza importantissime. Nella voce di petto è presente una componente della voce di testa e viceversa. Le interferenze della voce di testa su quella di petto sono più consistenti dell'inverso. Con l'esercizio teso a migliorare la voce di petto si ottiene anche un benefico effetto sulla voce di testa. E, viceversa, migliorando la voce di testa, la voce di petto risulterà più brillante. Le due voci sono assolutamente interconnesse. Non si può avere buona solo una delle due voci. Se pensate di avere, ad esempio, dei buoni bassi ma pochi alti, state certi che non avete davvero dei buoni bassi. Esiste poi il registro in “falsetto” (che approfondiremo più avanti) dovuto alla vibrazione del solo margine libero esterno delle corde vocali vere.

Le chiavi musicali


Le chiavi musicali sono segni che indicano come leggere le note sul pentagramma. Convenzionalmente, sono sette: Chiave di violino o chiave di sol; Chiave di Basso o chiave di Fa; Chiave di tenore; Chiave di soprano; Chiave di mezzosoprano ;Chiave di contralto o chiave di Do; Chiave di baritono. La più usata e' la chiave di violino, che fissa la posizione del Sol sulla seconda riga. Da lì si può determinare la posizione delle altre note. Altra chiave frequentemente utilizzata e' la chiave di Basso, che determina la posizione del Fa sulla quarta riga